martedì 5 luglio 2016

L'altro Meazza: il nostro primo Ct


L'era Conte si è appena conclusa, per la nazionale azzurra sta per iniziare la gestione Ventura. Il pugliese è stato il ventiquattresimo Ct della nazionale italiana, il genovese sarà il venticinquesimo. Questa, però, è storia recente, recentissima. Quella che trovate qui di seguito, invece, è una storia che viene dal passato, da un'epoca in cui il pallone aveva preso a rotolare sui campi italiani solamente da pochi anni. Quella che state per leggere è la storia di Umberto Meazza, il primo Ct della storia della nazionale italiana di calcio.


Siamo nel 1910. In Italia il calcio, o "football", come ancora viene chiamato, è arrivato da poco più di vent'anni. Il primo a portare nel Bel Paese un pallone di cuoio è stato Edoardo Bosio, commerciante torinese di origini svizzere che nel 1887, di ritorno da un viaggio in Inghilterra, porta con sè questo strano oggetto: la storia si mette in moto, si può dire che questo sia l'inizio, la scintilla che dà il là alla diffusione del calcio nel nostro paese.

Ma il football, all'epoca, è roba per ricchi: lo praticano i signori, i nobili, quelli, insomma, che di tempo per allenarsi ne hanno da vendere. Per tutti gli altri, sfiancati dopo dodici ore in fabbrica o nei campi, le energie per il calcio, e per lo sport in generale, proprio non ci sono. Non a caso il calcio, inizialmente, si sviluppa quasi esclusivamente nel triangolo industriale compreso tra Torino, Milano e Genova, dove lo sviluppo delle industrie ha portato un po' di benessere e ricchezza. Al di sotto del Po, invece, il football rimane pressochè sconosciuto.

Per l'assegnazione del primo titolo nazionale bisogna attendere il 1898, quando la neonata Fif (Federazione Italiana Football), sotto la presidenza dell'ingegner Mario Vicary, organizza un torneo a quattro squadre che si gioca in una sola giornata, quella dell'8 maggio 1898. A prendersi il primo titolo nazionale della storia del calcio italiano è il Genoa.

Prima che la nazionale italiana di football veda la luce, invece, passano altri dodici anni: bisogna arrivare al 1910, per l'appunto. L'Italia, in questo aspetto, è in ritardo rispetto ad altre nazioni: i primi incontri della selezione dei maestri inglesi risalgono al 1872, la Francia ha una nazionale dal 1904, così come il Belgio. Anche oltre l'Atlantico alcune nazioni hanno iniziato a sfidarsi già da qualche anno: Uruguay ed Argentina, per esempio, scendono in campo per la prima volta nel 1901. Insomma, l'Italia, nella quale il calcio sta conoscendo una diffusione impetuosa, non può perdere altro tempo: la Fif è stata riconosciuta dalla neonata Fifa nel 1905, sono passati già cinque anni, è ora di allestire una selezione dei migliori calciatori italiani con la quale sfidare le altre nazioni. Anche i giornali, Gazzetta dello Sport (allora trisettimanale) in testa, lo chiedono a gran voce.

La prima gara dell'Italia è così fissata per il 15 maggio 1910 all'Arena di Milano, alle ore 15.30: un avvenimento che nei giorni precedenti sui giornali dell'epoca passa quasi sotto silenzio, relegato a fondo pagina e liquidato con un commento di poche righe, ma che segnerà l'inizio di un'epopea straordinaria. L'avversario è la Francia, il compito di allestire la squadra che affronterà i cugini transalpini è affidato ad una Commissione Tecnica composta da Agostino Recalcati, Giannino Camperio, Alberto Crivelli, Achille Gama (brasiliano) e da lui, dal primo "Ct" della nostra storia, Umberto Meazza, che figura come allenatore. Dicitura "Ct" che non è propriamente corretta, ma si avvicina al ruolo di selezionatore che Meazza ha in quella Commissione.

Umberto Meazza, nato a Casteggio, provincia di Pavia, nel 1880, è uno di quei fantastici "sportman", di quei pionieri che a cavallo tra l'Ottocento e il Novecento hanno contribuito alla diffusione del calcio nel nostro paese. Umberto è un uomo eclettico: commerciante di vino, ha una laurea in legge, ma esercita il mestiere di avvocato solamente di tempo libero. E da qualche anno, di tempo libero, il football gliene concede poco, pochissimo. Nel calcio dell'epoca le distinzioni tra i ruoli sono estremamente labili, Meazza ne è l'emblema: in quegli anni ruggenti il primo Ct della nostra storia si diletta come organizzatore di incontri, dirigente della Federazione, calciatore e anche arbitro. E' stato lui ad arbitrare il discusso spareggio scudetto del 24 aprile 1910 tra Pro Vercelli ed Internazionale, vinto dai milanesi con una conseguente, e altrettanto discussa, squalifica per i giocatori piemontesi, che infatti non scenderanno in campo con la nazionale all'Arena, meno di un mese dopo. Sarà proprio Meazza, nell'agosto del 1911, a fondare l'Aia, l'Associazione Italiana Arbitri, presso il Ristorante Orologio di Milano, cuore pulsante del calcio italiano in questi anni pionieristici. Un personaggio poliedrico, il nostro primo Ct, un appassionato di calcio a tutto tondo.

Meazza, in vista della sfida ai francesi, organizza due partite di preparazione a Milano il 5 e l'8 maggio: "partitelle in famiglia", le chiamerebbero oggi, allora vennero definite sfide tra "probabili" e "possibili". Umberto scruta, osserva, valuta, e alla fine stila la prima "lista dei convocati" della storia azzurra: De Simoni (US Milanese), Varisco (US Milanese), Calì (Andrea Doria), Trerè (Ausonia), Fossati (Inter), Capello D. (Torino), Debernardi (Torino), Rizzi (Ausionia), Cevenini I (Juventus), Lana (Milan), Boiocchi (US Milanese). Non sono i divi acclamati dalle folle che vestono oggi le casacche azzurre, non sono stelle internazionali: sono poco più che dilettanti, ma stanno per dare il calcio d'inizio alla storia della nazionale italiana di football.

La prima Italia della storia

Il 15 maggio l'Arena è affollata da circa 4000 spettatori, il che rende perfettamente l'idea di che cosa il calcio significasse per gli italiani già allora, più di un secolo fa. Gli azzurri non sono ancora azzurri: la nazionale scende in campo con una maglia bianca, un colore neutro, in attesa che venga definito quello ufficiale, che farà il suo esordio il 6 gennaio 1911 contro l'Ungheria. Pantaloncini e calzettoni, invece, sono diversi per ogni giocatore: ognuno indossa quelli della propria squadra di club, e così Debernardi, dalla vita in giù, veste la divisa del Torino, Fossati quella dell'Inter, e così via.

La prestazione dei ragazzi guidati da Umberto Meazza contribuisce ad aumentare a dismisura l'esaltazione del folto pubblico accorso all'Arena: Pietro Lana apre le marcature al 13'. E' lui, milanese doc, a firmare il primo gol della storia azzurra. Al 20' Fossati fa 2-0, Bellocq accorcia le distanze al 49'. Dieci minuti dopo Lana ristabilisce il doppio vantaggio, Ducruet risponde immediatamente e segna il 3-2. Poi l'Italia prende il largo: Rizzi, Debernardi e ancora Lana fissano lo score sul 6-2. La prima partita della storia della nazionale italiana di calcio è un vero trionfo: il giorno dopo i giornali non possono fare finta di niente, le colonne dei quotidiani esaltano l'impresa degli azzurri guidati da Umberto Meazza. Successo che vale doppio perchè ottenuto contro la Francia, membro dell'Intesa insieme a Inghilterra e Russia, che si oppone alle nostre mire espansionistiche in Africa: l'Italia, infatti, sta dall'altra parte della barricata, nell'Alleanza con gli imperi di Germania e Austria-Ungheria. Ma è solamente l'inizio di un'epopea, quella della nostra nazionale di calcio, che da quel 15 maggio 1910 in poi segnerà in modo indelebile le vite di milioni di italiani, scandendole con gioie e delusioni, vittorie e sconfitte, lacrime e urla di gioia. Il 15 maggio del 1910 prende il via la storia di una squadra che ora, 106 anni dopo, ancora riesce ad emozionare, ma soprattutto ad unire, un popolo intero, riuscendo là dove molti altri simboli che dovrebbero rendere fiera una nazione hanno fallito.
La prima maglia azzurra della nazionale italiana

Meazza rimarrà nel giro delle Commissioni Tecniche della nazionale fino al 1914, e poi ancora nel 1920-1921 e dal 1922 al 1924. Si spegne a Milano il 21 gennaio 1926, viene sepolto presso il Cimitero Monumentale. A lui è intitolata la sede milanese dell'Aia, ma il suo nome, a novant'anni dalla sua scomparsa, è finito per tanti nel dimenticatoio. "Colpa" di un Meazza che venne dopo di lui, Giuseppe, per tutti "Peppino", che diventerà uno dei più grandi fuoriclasse della storia del calcio mondiale e che con quella nazionale azzurra che Umberto contribuì a creare vincerà due titoli mondiali.

Ma prima di Peppino, in azzurro, è venuto Umberto. L'altro Meazza, il nostro primo Ct.

[A.D.] - liberopallone.blogspot.it - Riproduzione Riservata

fonti: Un secolo azzurro - Alfio Caruso - Longanesi, pagg. 9-10, 19-20-21

foto nell'ordine forza_azzurri-homestead.com, it.wikipedia.org, it.wikipedia.org

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