martedì 28 giugno 2016

Denis Law, un Pallone d'Oro dimenticato


Quello italiano è stato considerato per anni il campionato più bello del mondo. Ci sono stati anni in cui lo stivale è stato meta preferita di tutte le stelle più lucenti del firmamento del pallone: anni in cui campionissimi come Zico e Leo Junior sbarcavano nel nostro paese e dovevano "accontentarsi" di giocare con Udinese e Torino, formazioni che di certo non lottavano nei piani alti nella nostra serie A. Tanti i Palloni d'Oro che hanno calcato i campi del nostro torneo: ben ventitrè quelli che abbiamo potuto ammirare, da Luisito Suàrez, premiato nel 1960, a Ricardo Kakà, che alzato il trofeo nel 2008 facendo da preludio all'egemonia Messi-Cristiano Ronaldo. Non tutti questi grandi campioni, però, sono ricordati allo stesso modo dai calciofili italiani: se i vari Platini, Van Basten, Baggio e Ronaldo sono indimenticabili, c'è un altro Pallone d'Oro che ha calcato i nostri campi passando quasi inosservato, offrendo il meglio di sè solo al di fuori dei confini italiani. Questo Pallone d'Oro "dimenticato è Denis Law, scozzese premiato nel 1964.

Italiagermaniaquattroatrè


E così, sarà di nuovo Italia-Germania. Una sfida che racchiude in sè la storia del calcio, una rivalità accesa ed eterna dalla quale noi azzurri siamo spesso e volentieri usciti vincitori, quasi sempre abbattendo i pronostici della vigilia. Una rivalità che toccò il proprio apice nella semifinale dei Mondiali giocati in Messico nel 1970: italiagermaniaquattroatre. Così, detta e scritta tutta d'un fiato. La partita del secolo, l'hanno definita. Una gara epica, quella giocata all'Azteca di Città del Messico il 17 giugno del 1970, una gara che racchiude l'essenza della rivalità tra Italia e Germania. Scaltrezza contro strapotere fisico, il catenaccio italiano contro la potenza offensiva teutonica, una battaglia infinita ed eterna: ancora oggi la targa commemorativa posta fuori dallo stadio Azteca ricorda quel leggandario italiagermaniaquattroatre.

lunedì 27 giugno 2016

Europeo Libero - Puntata 4 - Di nuovo sull'ottovolante


L'esordio con il Belgio aveva esaltato (forse troppo) i tifosi azzurri. La risicata vittoria sulla Svezia e la grigia sconfitta contro l'Irlanda, poi, li aveva riportati sulla terra. Oggi chi tifa Italia è nuovamente al settimo cielo. Perchè oggi l'Italia ha battuto la Spagna, oggi l'Italia ha sovvertito i pronostici. Oggi l'Italia è ai quarti di finale dell'Europeo. E allora tutti sopra, tutti sull'ottovolante azzurro guidato da mister Conte.

mercoledì 22 giugno 2016

Europeo Libero - Puntata 3 - Troppo brutti per essere veri


Storicamente, l'Italia del pallone non è mai andata troppo d'accordo con le amichevoli. Si pensava, si sperava che il "martello" Conte potesse riuscire ad invertire questa rotta, a tirare fuori il massimo dalla sua truppa anche in gare all'apparenza prive di obiettivi stimolanti. E invece no, le amichevoli continuano a rimanere indigeste per la nostra nazionale.

martedì 21 giugno 2016

Cronaca di un pomeriggio anormale


Nel meraviglioso libro della storia del calcio ci sono uomini che hanno messo la loro firma su interi capitoli, giocatori che hanno invece scritto solamente alcuna pagina, ed altri, quasi dimenticati, un po' più in disparte, che si sono limitati a vergare solamente alcune righe. Poche parole, scritte in fretta, prima di lasciare spazio ai grandi interpreti di questo sport, quelli che abitualmente si prendono la ribalta del palcoscenico. Tra questi giocatori c'è Matteo Serafini, un attaccante che, nella sconfinata galassia pallonara, non è che una piccola meteora: una meteora che però ha saputo lasciare una scia straordinariamente luminosa.

lunedì 20 giugno 2016

Gianni Comandini, tra sogno e incubo


Diventare un calciatore di successo è il sogno tanti, tantissimi bambini e ragazzi. Un sogno che fa rima con fama, denaro a palate, con una vita nababbo. Una vita da sogno, appunto. Il successo può farti toccare il cielo con un dito, ma può anche pesare come un macigno poggiato sulle tue spalle: la pressione e le aspettative che derivano da quel successo possono anche piegarti e, talvolta, spezzarti la schiena. E' quel che è successo a Gianni Comandini. Perchè il sogno di diventare un calciatore di successo era il sogno di tutti, ma non il suo.

venerdì 17 giugno 2016

Europeo Libero - Puntata 2 - Basta la Bbc. Per ora...


Un venerdì 17 che porta bene all'Italia di Conte: gli azzurri, tutt'altro che brillanti, battono la Svezia con il minimo sforzo e strappano con una giornata d'anticipo il pass per gli ottavi di finale di Euro 2016. Un successo, quello firmato da Eder. che regala sì il passaggio del turno, ma riporta tutti sulla terra dopo l'esagerata esaltazione post-Belgio.

giovedì 16 giugno 2016

Elogio del catenaccio


Il calcio è un gioco molto semplice: ventidue giocatori, undici per squadra, una porta, un pallone. Chi fa un gol in più dell'avversario vince. Punto. Fine della storia. Da lì non si scappa. Certo, in oltre un secolo di calcio questo sport ha subìto una miriade di trasformazioni, tantissime evoluzioni di varia natura, da quella tecnica a quella tattica, che hanno profondamente cambiato la fisionomia del gioco più bello del mondo. Ma la sostanza, in fondo, è sempre quella lì: vince chi butta in porta un pallone in più degli avversari.

Spezia, lo scudetto che non c'è


Da quando il pallone ha iniziato a rotolare sul suolo italiano fino ad oggi, gli scudetti ufficialmente assegnati sono stati 112. Ognuno con una propria storia: scudetti vinti dopo entusiasmanti rimonte, scudetti vinti a sorpresa, scudetti revocati, e chi più ne ha più ne metta. Tra questi 112 scudetti, però, non figura quello conquistato nel luglio del 1944 dai Vigili del Fuoco di La Spezia: una delle storie più incredibili e discusse del nostro calcio.

martedì 14 giugno 2016

Cattive abitudini


La vittoria sul Belgio ha messo in mostra tutti i pregi dell'Italia di Conte: solidità difensiva, organizzazione tattica, grinta. Allo stesso tempo, però, il 2-0 rifilato dagli azzurri agli uomini di Wilmots ha smascherato tutti i difetti del tifoso medio italiano, esplosi fragorosamente subito dopo il triplice fischio di Clattenburg a Lione.

Europeo Libero - puntata 1 - Da "bidoni" a "operai"


Abbiamo sofferto, ma era prevedibile. Sono emersi i nostri limiti a centrocampo, oltre che quelli qualitativi, ma sapevamo anche questo. Per contro, il mondo ha ammirato un'organizzazione tattica, difensiva e non solo, invidiabile, di primo livello. Italia-Belgio è stata tutta qui: l'organizzazione e la volontà, stasera, hanno avuto la meglio sui muscoli e sul talento.

lunedì 13 giugno 2016

La grinta non si compra


A Foggia, la sera del 12 giugno 2016, finisce 1-1 tra i satanelli e il Pisa. In campo e sugli spalti dello "Zaccheria" succede di tutto, ma il verdetto è uno solo: il Pisa è promosso in serie B. Il simbolo del trionfo toscano è il mister, Gennaro Ivan Gattuso da Corigliano Calabro. Non staremo qui a raccontarvi la sua storia, la sua vita, la sua carriera. "Ringhio" non è di certo uno che ha bisogno di presentazioni: è uno degli eroi del 2006, con il Milan ha vinto tutto, ma proprio tutto, di lui si sa tutto o quasi. Questa è la storia di come Gennaro Ivan Gattuso da Corigliano Calabro mi ha insegnato che cos'è la grinta.

domenica 12 giugno 2016

Euro 2016: i nostri magnifici 11


Gli Europei francesi hanno finalmente preso il via. Sebbene a fare più notizia, purtroppo, sia ciò che sta accadendo fuori dagli stadi d'oltralpe, vogliamo concentrarci sull'aspetto che a noi interessa di più, l'unico che dovrebbe avere importanza in una manifestazione come il campionato europeo di calcio: il campo. Ci siamo divertiti a stilare la nostra Top 11, mettendo insieme quella che secondo noi de "Il mio Calcio libero" è la miglior formazione possibile pescando dalle rose delle 20 partecipanti.

L'erba del vicino


Ci hanno raccontato che certe cose accadono solo in Italia. Ci hanno raccontato che siamo brutti e cattivi. Ci hanno schedati, uno ad uno, per farci entrare negli stadi. Ci hanno raccontato che oltre le Alpi certe cose non esistono, certe problematiche sono state brillantemente risolte. Fuori dall'Italia tutto è bello, tutto funziona alla perfezione.

sabato 11 giugno 2016

Renè Pontoni e un trofeo quasi unico


Se un giorno riusciste ad avere l'onore e la fortuna di scambiare due parole con Papa Jorge Bergoglio e gli chiedeste quale calciatore, nei suoi quasi ottant'anni di vita, lo ha emozionato di più, la risposta potrebbe sorprendervi. Nè Messi nè Higuain: Papa Francesco non avrebbe esitazioni, e vi risponderebbe facendo il nome di Renè Alejandro Pontoni, attaccante argentino nato nel 1920 a Santa Fè, nel barrio della Facultad.

venerdì 10 giugno 2016

Serse Cosmi, lacrime che sanno di speranza



Che bello vedere Cosmi in lacrime, dopo la sconfitta nella doppia finale playoff che ha premiato il Pescara di Oddo, bocciando il suo Trapani. Non ce ne voglia il vulcanico Serse. Le sue lacrime rendono felici, e ciò non vuol dire gioire delle delusioni altrui, non significa parteggiare per gli abruzzesi a scapito dei suoi ragazzi. Niente di tutto questo. Le lacrime di Serse significano speranza.

Vincenzo Sarno, il peso di un'etichetta



Vincenzo Sarno è un calciatore, di ruolo fa il trequartista. Una volta lo avrebbero chiamato “fantasista”. Gioca nel Foggia, in Lega Pro, è nato l'11 marzo del 1988 a Secondigliano, quartiere della periferia nord di Napoli. Quella di Vincenzo Sarno sembra una storia come tante, una carriera di un calciatore normale, un onesto mestierante che si guadagna da vivere tirando calci ad un pallone nelle categorie inferiori. Ma questa, in realtà, non è una storia come tante. Quella di Vincenzo Sarno non è stata, nossignore, un'infanzia come tante.

mercoledì 8 giugno 2016

Gianluca Lapadula, una scelta che vale una carriera


Il suo nome è sulla bocca di tutti. Sta trascinando il Pescara in serie A a suon di gol (si tocchino i tifosi abruzzesi), ha sfondato quota 30, è l'oggetto del desiderio di tantissime squadre della massima serie, sia in Italia che all'estero. Qualcuno ne invocava addirittura la convocazione per l'Europeo francese. Un salto, quello dalla serie B alla maglia azzurra, che sarebbe stato notevole per Gianluca Lapadula. Conte ha fatto altre scelte, ma lui, l'attaccante nato a Torino il 7 febbraio del 1990, è l'uomo del momento. Tutti lo cercano, tutti lo vogliono, ma quale sarebbe la scelta migliore per la sua carriera? L'estero? Il passo immediato in una big, rischiando di trovare poco spazio? Un'altra stagione a Pescara, con l'opportunità di consacrarsi da titolare in serie A? Abbiamo provato a capirlo andando a spulciare le carriere dei capocannonieri della serie B degli ultimi 10 anni.

Cristian Fabbiani, "El Ogro"


C'è stato un tempo in cui i calciatori erano persone normali. Tempi in cui gente come Gianni Rivera e Mario Corso, non esattamente corazzieri, riusciva a “sfondare”. Tempi in cui la tecnica era ancora il criterio principale per giudicare un giocatore di calcio. Tempi in cui la forma fisica era sì un aspetto importante, ma non il più importante. Poi la scienza e la tecnologia hanno fatto prepotentemente il loro ingresso nel mondo del pallone: nuove metodologie d'allenamento, attenzione maniacale alla preparazione fisica e all'alimentazione. I calciatori, oggi, sono degli armadi a quattro ante, marcantoni dal fisico scolpito nel marmo, montagne di muscoli messe a punto grazie ad allenamenti mirati e programmi studiati a tavolino dai migliori nutrizionisti. L'esempio di quanto la forma fisica conti nel calcio odierno è Cristiano Ronaldo, uno che cura il proprio corpo come un tempio: un'automa, quasi un robot. La forma fisica, nel calcio moderno, è tutto. C'è però chi non ha voluto piegarsi a questa tendenza, c'è chi ha scelto di fare il calciatore professionista fregandosene della giusta alimentazione, della cura iper scrupolosa della condizione fisica. Lui è Cristian Gastòn Fabbiani, è argentino, pesa all'incirca un quintale, ma di mestiere fa l'attaccante.

29 giugno 2000: colpo di fulmine




Ci sono amori che nascono per caso. Ci sono amori che nascono col tempo, crescendo giorno dopo giorno. Ci sono amori che, al contrario, scoccano in un attimo. “Colpo di fulmine”, lo chiamano. L'amore tra me e il calcio (più che amore, in tanti la chiamano “malattia”, e forse tutti i torti non li hanno, ma tant'è) rientra in quest'ultima categoria. Tra me e il pallone è stato colpo di fulmine. Un colpo di fulmine datato 29 giugno 2000.

martedì 7 giugno 2016

Ventura, l'uomo giusto al posto giusto



Sarà Giampiero Ventura il successore di Antonio Conte sulla panchina della nazionale azzurra. Una scelta per certi versi in controtendenza rispetto ai Ct che lo hanno preceduto. Ventura, infatti, non ha il plamarès di Sacchi o di Lippi, e nemmeno un passato glorioso come calciatore, come Conte o Donadoni. Ma lui, il tecnico genovese reduce da cinque anni alla guida del Toro, per l'Italia può essere l'uomo giusto al posto giusto: l'allenatore ideale per svecchiare la nazionale. Avete capito bene, Giampiero Ventura, nato il 14 gennaio 1948, 68 anni appena compiuti, può essere il nome giusto per dare una ventata di freschezza al nostro calcio.

lunedì 6 giugno 2016

Alvise Zago, quando il destino dice di no




Che la sfortuna, nella storia del Torino, abbia avuto uno spazio rilevante, è dato innegabile. Pensiamo alla tragedia di Superga, pensiamo alla drammatica fine di Gigi Meroni, pensiamo all'emorragia cerebrale che nel 1976 si portò via Giorgio Ferrini, capitano di mille battaglie e tutt'ora recordman di presenze in granata con 566 "caps". C'è però anche un'altra storia, meno conosciuta, dai risvolti sicuramente meno tragici rispetto a quelle citate, che testimonia di un altro episodio che ha visto la storia del Toro intrecciarsi con una sorte avversa. E' la storia di Alvise Zago, di una carriera che poteva essere scintillante e che invece si è arresa di fronte ad un destino beffardo.

Un giorno triste



6 giugno 2016. E' ufficiale. Massimo Moratti esce di scena. Il legame tra lo storico patron e la società nerazzurra finisce qui, dopo 21 anni, 16 trofei e una quantità incalcolabile di milioni spesi. Con la cessione delle quote di maggioranza a Suning l'Inter parlerà cinese, dopo la parentesi indonesiana vissuta con Erick Thohir. Per il calcio italiano è un giorno storico. Per coloro i quali il pallone è ancora una questione di cuore, questo è un giorno triste.

domenica 5 giugno 2016

Motta e i suoi fratelli: ecco gli altri "dieci"




Tanto, probabilmente troppo, sta facendo discutere il numero 10 assegnato a Thiago Motta. La maglia che fu di Rivera, Baggio, Del Piero e Totti, a Euro 2016, sarà sulle spalle dell'italo-brasiliano, e questo, per molti, è una sorta di sacrilegio sportivo. Su questa scelta si è già detto di tutto e di più, non serve parlarne oltre. Andiamo invece a vedere chi saranno gli altri numeri 10 in Francia. Ecco i "diez" delle altre candidate al titolo europeo.

Vardy: i miracoli non si ripetono



Si definisce miracolo, dal latino "Miraculum" (cosa meravigliosa), un evento eccezionale, che desta meraviglia, un avvenimento straordinario. Uno dei principali tratti distintivi di ciò che si può definire "miracolo" è proprio la sua rarità, la sua quasi unicità. Pensiamoci: se i miracoli si ripetessero tutti i giorni, alla lunga non potremmo più considerarli tali. Ecco perchè, quindi, l'addio di Jamie Vardy al suo Leicester era scritto, sta nel normale corso delle cose. Perchè i miracoli non si ripetono. E le favole, per essere considerate come tali, non possono diventare troppo frequenti.

venerdì 3 giugno 2016

I dolori del (non più) giovane Motta



Chissà che cosa pensava, agli inizi del secolo scorso, Fortunato Fogagnolo, quando partì da Polesella, paesino di circa 4 mila anime in provincia di Rovigo. Partì alla volta del Brasile, alla ricerca di un po' di fortuna, di un futuro migliore per lui e per la sua famiglia. Non sapeva ancora che un suo discendente, quasi un secolo dopo, avrebbe ripercorso i suoi passi, dal Brasile all'Italia. Non sapeva che quel suo discendente l'avrebbe quasi spaccata, l'Italia, per lo meno quella sportiva. Quel discendente risponde al nome di Thiago Motta, e oggi, nel 2016, la sua convocazione per gli Europei di Francia, abbinata al numero 10 assegnatogli, sta facendo discutere l'Italia intera. Critiche aspre sono piovute su Antonio Conte in seguito all'annuncio dei convocati, lo stesso Motta non è stato risparmiato, bollato da tanti come "bidone", come "bollito", come "giocatore scarso". Ma è davvero così?