Nell'immaginario collettivo, i Mondiali
giocati in Messico nell'estate del 1970 sono quelli di
Italia-Germania 4-3, o meglio “Italiagermaniaquattroatrè”, detto
tutto d'un fiato. Sono i Mondiali del “partido del siglo”, la
partita del secolo, della staffetta Mazzola-Rivera che divide
l'Italia, ma non solo, ovviamente. C'è anche dell'altro, tanto
altro. Sono i Mondiali del Brasile, che alza la Coppa Rimet al cielo
per la terza volta e se la prende per sempre, sono gli ultimi
Mondiali di Edson Arantes do Nascimento, gli ultimi Mondiali di Pelè.
Ma sono anche i Mondiali di Gerd Muller, che con 10 reti si prende la
palma di capocannoniere del torneo, sono i primi Mondiali trasmessi a
colori dalle tv di mezzo mondo, sono i primi in cui i direttori di
gara sventolano i cartellini, idea con la quale l'inglese Aston ha
introdotto nel mondo del pallone un linguaggio non verbale
universale, comprensibile a tutti. Ma se per caso vi ritrovaste a
scambiare quattro chiacchiere con un peruviano, e se domandaste lui
un pensiero su quei Mondiali, quelli giocati in Messico nell'estate
del 1970, è probabile che la sua risposta sarebbe su per giù la
seguente: “Una gran verguenza”. “Una gran vergogna”,
sentenzierebbe questo ipotetico peruviano. Perchè questo è stato,
per gli eredi dell'impero Inca, il Mondiale del 1970.