Giovedì sera, con la maglia della Polonia, contro il Portogallo di CR7, in campo c'era anche Kamil Glik. Kamil Glik, il capitano del Toro negli ultimi tre anni, che ora si trasformerà in ex capitano. Questa è la lettera di addio di un tifoso granata.
L'altra sera, rientrando a casa, ho acceso la tv. C'eri tu, lì al tuo posto in mezzo alla difesa. C'eri tu, e ti stavi giocando un quarto di finale degli Europei. L'avresti detto, cinque anni fa, quando eri la riserva di Di Cesare e di Ogbonna? L'avresti mai detto che ora, nel 2016, avresti totalmente annullato Cristiano Ronaldo? Già, perchè lo hai annullato, Kamil: non ha visto boccia, come si dice in gergo. Ha vinto tre Palloni d'Oro e tre Champions League, da sei anni supera il muro dei 50 gol stagionali, ma ha sbattuto contro di te e contro i tuoi compagni come foste una muraglia insuperabile, l'altra sera. Ai rigori avete perso, Kamil, ma che partita immensa hai fatto.
Ho avuto l'istinto naturale di tifare per te, Kamil.
Comprensibile, sei arrivato a Torino ormai cinque anni fa, da tre sei il nostro capitano. Ho avuto l'istinto naturale di sedermi sul divano e fare il tifo per te, Kamil, come ho fatto da cinque anni a questa parte. Ma poi ci ho pensato su, e la delusione ha preso il sopravvento. Perchè ormai non sei più il nostro capitano, Kamil. Non lo sarai mai più. C'è il Monaco che ti aspetta, dopo questi Europei, c'è il calcio "che conta", ci sono i milioni ad accoglierti nel Principato. La maglia numero 25 del Toro non sarà più la tua, la fascia di capitano del Toro finirà sul braccio di qualcun altro. Sarà qualcun altro, ora a guidare la nostra difesa.
Di solito riesco a contenere il "moralismo" che spesso si scatena in questi casi, quello che spinge ad etichettare tutti i calciatori come "mercenari". Di solito la razionalità ha il sopravvento. In condizioni normali riuscirei lucidamente a capire e ad accettare che firmando quel contratto, Kamil, garantirai serenità e benessere ai tuoi figli, ai tuoi nipoti ed ai loro figli ancora. Siete professionisti, Kamil, e questa chance tu te la sei meritata sul campo. Chi direbbe di no, al posto tuo?
Questa volta, però, al diavolo la razionalità, al diavolo la lucidità, al diavolo la comprensione. Di mezzo c'è il Toro, e il tifo, per definizione, con la razionalità non va per nulla d'accordo. Quindi al diavolo tutto questo, sono deluso Kamil.
Sono deluso perchè in cinque anni mi hai preso il cuore, Kamil, e ora mi volti le spalle. Non sei un campione, non lo sarai mai, ma hai lasciato sul campo ogni singola goccia del sudore che potevi spendere, in ogni minuto di ogni partita in cui hai indossato la maglia del Toro. Di questi tempi, anche questo è straordinario. Hai dato tutto, Kamil, e io l'ho capito, tutti noi tifosi granata lo abbiamo capito, e per questo ti abbiamo amato. Dove non arrivavano i piedi arrivavano i tacchetti, dove non arrivava il talento arrivava la volontà, l'abnegazione. Noi tifosi del Toro non siamo tipi esigenti: dopo vent'anni di buio più assoluto, basta anche un'entrataccia col piede a martello sulle caviglie di un incolpevole Giaccherini in un derby perso senza attenuanti per rapire il nostro cuore. E tu giocavi col cuore, Kamil, e così facendo hai preso il mio.
Due anni fa ti trasformasti improvvisamente in bomber, Kamil, e ad ogni singolo gol prendevi tra le dita lo stemma del Toro e lo baciavi. Baciavi quella maglia Kamil, baciavi il simbolo di una società di cui eri orgogliosamente il capitano, di cui tu stesso, a tua volta, in quei momenti diventavi il simbolo. Baciavi la nostra storia, Kamil, ogni singola volta in cui le tue zuccate mandavano nel sacco il pallone.
Hai letto per tre volte i nomi degli Invincibili a Superga, Kamil. E questo, più di ogni altra cosa, ti rendeva speciale ai miei occhi. Questo mi tranquillizzava, pensavo ingenuamente che non ci avresti mai lasciati: perchè leggere quei nomi davanti a quella lapide in mezzo a quella folla raccolta in religioso silenzio ti entra dentro, ti lega indissolubilmente ad un'ambiente, il nostro, che nella sua storia ha dovuto affrontare atroci sofferenze. O almeno, credo che debba essere così: non ho mai avuto l'onore di farlo e mai ce l'avrò. Credevo fosse così per te, Kamil.
I Cerci passano, i Darmian passano, così come gli Immobile e i D'Ambrosio: loro sono solo calciatori, quelli vanno e vengono. Tu, Kamil, eri il nostro capitano, eri l'uomo che da tre anni, il 4 maggio, ripeteva i nomi dei caduti di Superga con gli occhi lucidi davanti alla lapide: questo faceva di te più di un calciatore, ai miei occhi. Il 4 maggio, per noi del Toro, è il giorno del ricordo e della consapevolezza: la consapevolezza che questo maledetto pallone non rappresenta solamente un gioco. Rappresenta qualcosa di molto, molto più grande. Pensavo, speravo che questi tre anni vissuti da capitano avessero reso consapevole anche te, Kamil.
Ora te ne vai, e io sono deluso. Sono deluso, ma ti ringrazio. Sì, ti ringrazio, Kamil, perchè firmando quel contratto con il Monaco hai spento definitivamente ogni sentimentalismo che mi ostinavo ad avere nei confronti dei giocatori della mia squadra. Tiferò per il Toro, d'ora in poi. Non tiferò per Belotti, non tiferò per Maksimovic e nemmeno per Bruno Peres: tiferò per il Toro, per quella maglia granata per la quale tu hai sudato, Kamil, ma per la quale altri uomini, il 4 maggio 1949, sacrificarono la vita.
Grazie, Kamil, grazie, perchè ora non soffrirò più. Non soffrirò più per la partenza dei nostri campioni o presunti tali. Si può soffrire quando un giocatore della tua squadra del cuore viene ceduto? Si può, eccome se si può. Ma io non lo farò più. Grazie a te riuscirò finalmente a vivere questa mia sconfinata passione con razionalità, senza più "innamorarmi" calcisticamente degli uomini che vestiranno la maglia del Toro. Sono un tifoso più maturo, grazie a te, Kamil. Mi hai reso più forte.
Mi hai deluso, Kamil, ma ti ringrazio.
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