domenica 3 luglio 2016
Europeo Libero - Puntata 5 - Di più non si poteva
Di più non si poteva fare. L'Italia saluta l'Europeo e la sensazione che rimane è proprio questa: gli azzurri hanno fatto il massimo, Conte ha saputo tirare fuori il massimo, e forse anche qualcosa in più, dai giocatori che aveva a disposizione. Certo, perdere ai rigori fa male, è forse la peggior via immaginabile per essere eliminati. Ma contro la Germania, contro questa Germania, era davvero troppo dura.
Privi di due titolari importantissimi come Daniele De Rossi e Antonio Candreva, oltre che dei lungodegenti Verratti e Marchisio, abbiamo tenuto testa per 120 minuti ad uno squadrone, un vero e proprio squadrone: una selezione che può permettersi di fare a meno di Reus, una squadra che può lasciare in panchina per l'intera partita Mario Gotze, l'uomo che due anni orsono le regalò il titolo mondiale, una formazione che può rinunciare per un'ora a Julian Draxler senza battere ciglio. Troppo, per un'Italia dal carattere e dalla grinta encomiabili, per un'Italia che ha messo in mostra un'organizzazione tattica senza eguali, evidenziando però al tempo stesso limiti tecnici e fisici troppo grandi. Troppo "spread" tra azzurri e tedeschi, sarebbe stato di moda dire alcuni anni fa.
Quindi no, non si poteva fare di più. Perchè se a un centrocampo che schiera Kroos, Khedira e Schweinsteiger opponi una mediana composta dai pur volenterosi Parolo, Giaccherini e Sturaro, resistere per 120 minuti portando la gara ai calci di rigore è già qualcosa di eroico. Non si tratta di sminuire i nostri ragazzi, come detto ineccepibili dal punto di vista dell'impegno e dell'abnegazione, ma semplicemente di constatare un gap tecnico e fisico che forse, nella storia delle due nazionali, non è mai stato così marcato.
Il bilancio dell'Europeo italiano rimane quindi positivo, a prescindere dal gusto amaro, amarissimo, che questa eliminazione lascia in bocca. Alzi la mano chi avrebbe previsto che, nell'ordine, l'Italia avrebbe battuto il Belgio, vinto il suo girone, eliminato i campioni in carica spagnoli e fatto sudare fino ai rigori i campioni mondiali della Germania. Pochi, davvero pochi, un mese fa, avrebbero pronosticato un cammino simile.
Capitolo rigori: in Italia, fin dai minuti immediatamente successivi al rigore decisivo segnato da Hector, è partito il massacro nei confronti di Zaza e Pellè. "Presuntuosi, senza umiltà", ha sentenziato la gran parte dei 60 milioni di allenatori che popolano lo stivale. La realtà è che i nostri ragazzi, molto semplicemente, hanno pagato la scarsa esperienza nel gestire la pressione in momenti così importanti, che invece abbondava nei piedi e nelle teste dei nostri avversari. Basta scorrere la lista dei rigoristi, dare uno sguardo ai trascorsi di chi si presentava dagli undici metri, per capire chi, tra noi e loro, poteva avere le gambe più tremolanti, su quel dischetto, calciando quel pallone che pesava come un macigno. Zaza ha dovuto giocarsi tutto in un solo pallone, con la consapevolezza di non avere nè margine d'errore nè possibilità di riscatto: alcuni se la sono presa addirittura con la sua rincorsa, come se dal tipo di rincorsa per calciare un rigore si potesse definire se una persona è più o meno umile, Pellè, protagonista fin lì di un grandissimo Europeo, si è preso un rischio con quel beffardo gesto nei confronti di Neuer: scommessa persa, ma solo chi ha giocato sa che in quei momenti anche un piccolo vantaggio psicologico può fare la differenza, che anche innervosire l'avversario con questi "trucchetti" è un fattore che può diventare decisivo, in questi frangenti che sembrano infiniti. Graziano ci ha provato, è andata male, ma condannarlo in questo modo ha poco, pochissimo senso. Se avesse segnato, l'avrebbero chiamata "personalità": ha sbagliato, e allora la chiamano "presunzione".
Insomma, questo Europeo poteva proseguire, con un pizzico di freddezza in più ora staremmo attendendo di giocarci la semifinale. Ma questi ragazzi hanno dato tutto, hanno dimostrato di aver messo in campo tutto il loro cuore.
Le lacrime dei veterani, da Barzagli (monumentale) a Buffon (eterno, il migliore di sempre), ci hanno riconsegnato un gruppo disposto a dare l'anima per la maglia azzurra: un bel salto in avanti, dopo lo scempio dei Mondiali in Brasile. E va bene così.
LE PAGELLE DI "LIBERO PALLONE"
Buffon 7
Barzagli 7
Bonucci 6.5
Chiellini 6.5
Florenzi 5.5
Sturaro 6
Parolo 6.5
Giaccherini 6
De Sciglio 6.5
Eder 5
Pellè 5.5
Darmian 6
Insigne 6
Zaza sv
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foto it.eurosport.com
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