Sei lì, seduto ad un tavolino
qualunque in un bar qualunque di un paesino qualunque.
Sei lì, in quel posto forse anche un
po' squallido dove hai passato tante serate anonime, grigie, tutte
uguali. Stessa storia, stessa storia, stesso bar, cantava il buon
vecchio Max Pezzali. Ma quella sera la storia non è la stessa.
Quella sera sei lì, e non vorresti essere altrove, per nessuna
ragione al mondo. Il tuo posto quella sera è lì, perchè in
televisione c'è un motivo per rimanerci, tra quelle quattro sbiadite
mura di quello squallidissimo baretto di provincia.
Ci sono undici ragazzi che lottano su
un prato verde a centinaia, magari migliaia di chilometri da te.
Nessuno di quei ragazzi sa che tu esisti. Ma tu sai che esistono
loro, hanno addosso la maglia per cui tu soffri, gioisci, ridi e
piangi. Lo fai da sempre, da anni, da quando sei nato. E quella sera
non puoi essere altrove, devi essere lì, davanti a quel televisore
al tavolino di quel baretto, a soffrire, gioire, ridere e piangere
insieme a loro. Insieme a loro, sì, perchè anche se quel pallone
rotola a migliaia di chilometri da te, ti senti come se la stessi
giocando pure tu, quella partita. In ogni corsa a perdifiato sulla
fascia, in ogni goccia di sudore versata, in ogni grido del capitano
che richiama all'ordine i suoi compagni, c'è anche un po' di te.
E' proprio squallido, quel baretto con
le pareti sbiadite e quella puzza di vecchio che ti entra nelle
narici. Ma quella sera ha un cuore che batte. Il cuore di generazioni
diverse, di destini diversi che però, quella sera, convergono lì,
totalmente dipendenti dalle immagini trasmesse da quel televisore
appeso a quel muro incolore e un po' scrostato. Già, perchè non sei
solo, quella sera. C'è il vecchietto che in quel bar, dopo essere
andato in pensione, ha messo radici. Ci sono altri ragazzi come te,
che la parola pensione la potranno leggere solamente nei libri di
storia. Ci sono quelli col fedele bianchino sempre in mano, che senza
quel bicchiere quasi non riesci ad immaginarteli. C'è il bambino con
gli occhi sognanti rivolti verso lo schermo, c'è chi invece ha visto
finire da un pezzo l'età dei sogni, e disilluso cerca in quel bar di
fuggire dalla realtà per 90 minuti più recupero. Ma quella sera
l'età non conta, non esistono generazioni, tutti i cuori battono
allo stesso ritmo, in quel bar. Niente di tutto ciò che succede
fuori da quelle mura sbiadite conta. Se quella sera ci fosse
l'Apocalisse, fuori da quel bar, nessuno, dal bambino al vecchietto,
se ne accorgerebbe. Ieri i destini di quelle persone erano distanti
anni luce, domani torneranno ad esserlo. Ma stasera si incontrano e
si intrecciano tutti lì, davanti a quel televisore. Tutti lì, a
sperare che uno di quegli undici ragazzi, a migliaia di chilometri da
quel bar, spedisca quel maledetto pallone dietro le spalle del
portiere avversario. Non importa chi, non importa come.
Poi succede che uno di quei ragazzi,
non importa chi, non importa come, riesce a buttarlo dentro al sacco,
quel maledetto pallone. Ed è come una magia: quel bar qualunque di
un qualunque paesino di provincia all'improvviso non è più
squallido, anzi è il posto più bello del mondo, e nessuno, dal
bambino al vecchietto, vorrebbe essere altrove in quel momento.
Perchè basta una palla che scuote una rete, e anche un bar qualunque
di un qualunque paesino di provincia può diventare il Maracanà.
[A.D.] http://liberopallone.blogspot.it/ - Riproduzione Riservata
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