mercoledì 28 dicembre 2016

Vincere non è la sola cosa che conta


"Vincere non è importante, è la sola cosa che conta". Parole di Giampiero Boniperti, parole che non ho mai particolarmente apprezzato. Io tifo per il Torino, ma non è per questo motivo che il mio modo di intendere il calcio è lontano anni luce dalla mentalità espressa da quest'aforisma coniato da uno dei simboli della storia bianconera. No, non è per questo che questa frase non mi piace, non mi è mai piaciuta e, probabilmente, mai mi piacerà. Se non riesco a sentire mie queste parole e la filosofia che sta alle loro spalle è perchè riducendo tutto al mero obiettivo finale della vittoria mi sembrerebbe di fare un affronto al calcio, di insultare tutto ciò che mi ha fatto vivere in vent'anni d'amore, a tutte le emozioni che mi ha regalato. E no, le emozioni non sempre collimano con le vittorie. Anzi, se qualcosa riesce a toccare i tasti delle tue emozioni e farli vibrare senza avvalersi del brivido e del gusto di una vittoria, allora quel qualcosa è tremendamente, immensamente potente. No, nel calcio non conta solo la vittoria. Per fortuna non è così, e se devo scegliere una data in cui l'ho imparato, scelgo il 9 giugno 2010.

martedì 13 dicembre 2016

Mi manchi, amico Guerin


Avevo un amico, fino a qualche tempo fa. Un amico fedele, di quelli su cui puoi contare sempre. Era un amico di vecchia data, ci conoscemmo che ero un bambino, mi accompagnò durante la mia adolescenza e mi vide diventare un uomo. Era un amico di quelli che ti fanno sentire al sicuro. Sapevo sempre dove trovarlo, quando ne avevo bisogno, e lui sapeva sempre dirmi le parole giuste. Sapeva ciò che mi serviva, sapeva ciò che mi piaceva, e non mi tradiva mai. Poi, un giorno, è scomparso, e di lui non ho più avuto notizie. Ma io lo so, non è stata colpa sua. Io non gli porto rancore, perchè lo hanno rapito, lo hanno preso in ostaggio contro la sua volontà. Non so perchè, non so che cosa vogliano ottenere, queste persone che lo hanno portato via. So solamente che mi manca, mi manca terribilmente, quel mio caro, vecchio amico.

martedì 6 dicembre 2016

Sauro Tomà: morire dentro


La tragedia aerea che ha coinvolto i giocatori della Chapecoense ha riportato alla memoria di tutti gli appassionati di calcio italiani la più tristemente celebre tra le disgrazie del nostro pallone, quella del Grande Torino, di quella leggendaria epopea di una squadra straordinaria spentasi al crepuscolo del 4 maggio 1949, schiantatasi sul terrapieno sottostante la basilica di Superga di ritorno da un'amichevole con il Benfica a Lisbona. Tutti morti, i 18 giocatori del Torino a bordo dell'apparecchio Fiat G.212 della compagnia Ali. C'è anche, però, chi quel pomeriggio del 1949 morì dentro, pur rimanendo fisicamente in vita. E' Sauro Tomà, terzino di quel Grande Torino che non era partito per l'amichevole di Lisbona a causa di un infortunio al ginocchio. Un infortunio che l'allora giovane Sauro aveva maledetto, un infortunio che gli salvò la vita.